LEONARDO ONETTI MUDA. NOI/IO. Fotografia
Introduzione alla mostra
Con l’intrigante titolo, “No-io”, Leonardo Onetti Muda suggerisce al pubblico l’approccio con cui guardare i lavori esposti in questa mostra.
Si tratta di cinque serie che giocano sul rapporto tra l’identità e l’alterità attraverso il mezzo fotografico che – com’è noto – è in grado di riprodurre in modo ‘imparziale’ la realtà.
Ma può costituire anche l’invito a percepire tutti gli esseri come un intero indiviso, a riconoscersi nell’altro, a togliere il diaframma fra noi e il mondo fino a immedesimarsi idealmente nell’altro, cioè il “diverso” per etnia, paese, regione, zona, nazione d’origine, religione, colore della pelle e per tutti quegli aspetti e definizioni che spesso si utilizzano per separarci e distanziarci dal resto dei nostri simili.
Un invito dunque a guardare nel silenzio interiore per vedere meglio.
L’Autore, così attento e preciso nell’osservare, registrare, riprendere il mondo, lo invade e ne è posseduto: si fonde con esso fino a perdere la propria identità e a divenire ‘no-io’. Noi.
La realizzazione della serie di ritratti stampati su vetro stimola la domanda: chi ha riprodotto questi volti? Lui, con la sua macchina fotografica, naturalmente. Ma ecco che queste persone ritratte avranno avuto di fronte, per sempre, qualcun altro che li guarda specchiandosi in loro. E saranno ‘noi’.
Inoltre, in altre serie, pur sempre affidandosi alla precisione del meccanismo tecnico, Onetti Muda riesce a creare forme inusuali stravaganti, irriconoscibili e persino ingannevoli.
Insomma, sembra che le immagini generate dal suo occhio – biologico e fotografico – rappresentino quanto di più lontano ci sia da un risultato ‘tecnico’ e oggettivo, ma piuttosto, per citare un titolo di Friedrich Nietzsche, qualcosa di umano, troppo umano.
“U.N.O. / O.N.E.” (Uno, Nessuno, Ognuno / One, No one, Everyone)
Questo gruppo di una trentina di ritratti rappresenta un piccolo compendio di umanità di diversa origine nazionale, sociale, etnica, sessuale, linguistica, religiosa, politica, professionale ecc. E’ tratto da un insieme di quasi 120 persone fotografate in set fotografici allestiti in varie zone pubbliche di Milano.
Ogni foto è stata stampata su pellicola trasparente applicate su specchio tramite un procedimento tecnico molto delicato.
“Ten-chi” / dittico
Il titolo è costituito dall’unione di due termini giapponesi ‘ten’ e ‘chi’, cioè “cielo” e “terra”. Coniato dal fondatore dell’ Aikidō, un’arte marziale giapponese che, come altre discipline, afferma che l’uomo sia un ponte tra il terreno e il divino. “Ten-chi” fa riferimento alla fluente connessione tra i due elementi che mettono in relazione l’essere umano all’Armonia universale.
Come il titolo è tributo agli insegnamenti del Morihei Ueshiba considerato uno dei più grandi maestri di arti marziali della storia, e definito Ōsensei (gran maestro), così nella forma visuale c’è un rimando al “Uomo Vitruviano” di Leonardo Da Vinci.
Le opere sono state realizzate fotografando due orizzonti: cielo-terra e cielo-mare e i relativi paesaggi prospicienti riflessi su uno specchio dalla sagoma umana. Sono state stampate dall’Autore in fine art a getto d’inchiostro su carta di puro cotone.
“All’ombra dell’occhio”
E’ un progetto che comprende 18 fotografie al microscopio ottico di altrettanti campioni biologici prelevati dal corpo dell’artista, e dunque parte di ciò che è soggetto a nascere, rigenerarsi e morire in ciascuno di noi.
La componente fisiologica è, infatti, uguale per ogni essere umano. Siamo fatti tutti della stessa sostanza e i processi fisiologici ci accomunano. L’artista ha voluto così sostare sulla soglia visiva in cui il soggetto è in parte riconoscibile nella sua concretezza organica attraverso una forma cellulare astratta.
Dunque l’aggettivo possessivo “mio” che appare nei titoli non fa riferimento alla specifica appartenenza del campione biologico all’artista bensì a quella di chi guarda.
Inoltre, è sorprendente l’evocazione di queste forme ad altre che rimandano al mondo vegetale, minerale e perfino a suggestioni ‘aliene’.
Ogni campione è stato fotografato a 100/200 ingrandimenti
in ambiente asettico presso la sede di Anatomia Patologica dell’ “Università La Sapienza” di Roma.
I titoli, da sinistra a destra, 1. Mia lacrima, 2. Mio sangue, 3. Mia saliva, 4. Mia epidermide palatale, 5. Mia urina, 6. Mio cerume.
“Quart’occhio”
E’ un progetto che comprende alcuni scatti ripresi (con il permesso di ATM Milano) dai monitor di vigilanza effettuati presso le sedi della metropolitana di Milano Duomo e Stazione Centrale; le due a colori presso Feltrinelli.
“Deception / L’inganno”
E’ invece una serie di fermo immagine da file video “corrotti”. Ogni sequenza rappresenta un “attimo fuggente” irripetibile perché sarebbe pressoché impossibile ritrovare nel filmato l’identica disposizione dei pixel.
Il risultato è una serie di figure ‘ambigue’. Il ‘far sembrare qualcosa qualcos’altro’ è esattamente ciò che interessa l’Autore: indurre cioè chi guarda a proiettare su ciò che vede la propria visione, le proprie fantasie visive.
G.G.
Comunicato stampa
Il tema di questa mostra fotografica, a cura di Giovanna Grossato, di opere di Leonardo Onetti Muda è molto chiaramente dichiarato – gioca sul concetto dell’io (la singolarità) in relazione all’altro (l’alterità) – e si presenta con i molteplici ‘volti’ di cui questo soggetto – io/noi e io/non io – è portatore.
I volti esposti, infatti, sono intesi nel senso classico di ‘ritratti’; ma ve ne sono anche di più nascosti, mediati, destrutturati; guardati non solo con l’obiettivo della macchina fotografica ma anche attraverso il microscopio, specchi, pixel, video,…
Insomma la pluralità spettacolare dell’argomento è messa in campo anche per stimolare la riflessione e il confronto, la curiosità e la condivisione, il mistero e la sorpresa.
Da quell’artista complesso e ironico che è, Onetti Muda mette in essere temi esistenziali profondi con una selezione di cinque dei suoi recenti progetti: “U.N.O. / O.N.E.” (Uno, Nessuno, Ognuno / One, No one, Everyone) 2013-2016; “Tenchi” / dittico; “All’ombra dell’occhio” 2000-2020; “Quart’occhio” 2000-2001 e “Deception / L’inganno” 2022.
Formatosi allo I.E.D. di Milano, Leonardo Onetti Muda (1966) affianca da sempre la sua attività di fotografo professionista – per testate del Gruppo RCS e Mondadori, collaborando con agenzie di comunicazione per campagne pubblicitarie e con studi grafici – alla ricerca personale.
Da quasi trent’anni è infatti impegnato su progetti con impostazione seriale, il primo dei quali fu il libro “Trenta, ritratti di opere e artisti vicentini” (1995/96), cui fece seguito “Tra”, trasfigurazioni delle sculture di Auguste Rodin allocate presso l’omonimo museo a Parigi.
Le serie realizzate, pur nella varietà di soggetti, tecniche e modalità espositive, nascono dall’osservazione del quotidiano ordinario e sono accomunate da un’attenzione al divenire, all’impermanenza e alla loro rappresentazione nella bidimensionalità fotografica.
CSUV|Arte – Piazzale Bologna, 14 – Vicenza; dal 8 novembre 2024 fino al 10 gennaio 2025 – inaugurazione l’ 8 novembre ore 18.00; orari dal lunedì al venerdì 9.00 – 18.00 . Tel. CSUV 0444-021524. Informazioni e appuntamenti mostra: l.onettimuda@gmail.com